Il desiderio maschile e le donne che lo "trascurano"
Perché il piacere maschile finisce per decidere che cosa sia giusto o sbagliato
Il desiderio maschile, fateci caso, è un po’ come le piante d’appartamento. Ci si aspetta sempre che arrivi qualcuno a prendersene cura. È una sorta di diritto acquisito. Un’erezione non è un fenomeno fisiologico, è un ordine. Una richiesta d’aiuto. Un invito ad agire. Un allarme rosso. Nel racconto collettivo, assomiglia più a un SOS che a un aumento del flusso sanguigno. Accidenti, donna, non vedi che cosa mi sta succedendo? Fai qualcosa.
Sembrano frasi o storie uscite dal passato, ma io continuo a sentirle. “Se sua moglie lo trascura, poverino, è normale che ci provi con tutte le donne che incontra.” (Sentito a una festa, dove a un tizio, con la scusa di fare conversazione, erano spuntate improvvisamente otto mani, tutte addosso alla moglie di un amico.) “Mi raccomando, non smetta di fare sesso con suo marito, se no si sa come va a finire, gli uomini hanno le loro esigenze.” (Detto a un’amica dalla sua ginecologa.) “Ma poveracci anche loro, i ragazzi, con tutta quella carne in vista.” (Sentito ovunque, sempre.) Sarà anche una questione generazionale, ma non ricordo una sola volta in cui qualcuno mi abbia parlato del piacere delle donne come di un’esigenza. Perfino il satisfyer nonostante tutto è ancora visto come la versione sessuale di una confezione di gelato al cioccolato. Un piacere, un vizio, non certo un diritto sacrosanto.
Un uomo che non fa sesso, insomma, è un uomo trascurato. Un uomo in grado di gestire da sé le proprie erezioni, senza molestare le donne che ha attorno, è una via di mezzo fra un martire e un asceta. Un uomo che si masturba davanti alle donne e alle ragazze, in spiaggia o sui mezzi pubblici, in fondo sta solo sfogando un bisogno impellente. Un po’ come fare la pipì per strada. Certo, sarebbe meglio evitare ed è pure proibito per legge, ma un po’ di comprensione.
Il discorso diventa ancora più chiaro quando si parla di assistenti sessuali per le persone con disabilità. E si dà quasi sempre per scontato che quelle assistenti siano donne e le persone che ne hanno bisogno siano uomini. Siamo arrivati a un racconto talmente distorto del piacere, che quello femminile è spesso ridotto a una sorta di corollario di quello maschile, un extra, il fiocchetto sull’orgasmo altrui. Una via di mezzo fra il “guarda quanto sono stato bravo” e una forma di voyeurismo prevaricatrice. Anche per questo fatichiamo a immaginare un assistente sessuale uomo, perché diamo per scontato che debba ricavare piacere dall’orgasmo femminile, che sia comunque destinato a lui, in qualche modo. Mentre nel caso di una donna abbiamo meno difficoltà a intenderlo come servizio.
È sempre così, d’estate diventa se possibile ancora più evidente. Se il potere è fallico, i desideri non soddisfatti di un uomo saranno una colpa da scontare per le donne che ha attorno, consenzienti o meno. Il piacere maschile ha un ruolo indiscusso nelle dinamiche di potere, è il giudice supremo che sancisce che cosa sia giusto o sbagliato nelle relazioni fra uomini e donne. E finché non riscriveremo le regole e il racconto collettivo, le donne saranno sempre dalla parte sbagliata del piacere, e del potere.
Info varie
Ho creato uno SPAZIO COLLETTIVO GRATUITO dedicato alla scrittura autobiografica: il gruppo Telegram di Storie a pois. Ogni settimana un esercizio diverso su un argomento e ogni tanto si cambia argomento. Quello di queste settimane è: I suoni.
SCRIVERE LA PROPRIA STORIA: se cercate aiuto per raccontare la vostra storia, scrivetemi qui.
DONNE A POIS: qualcuno lo chiama “mankeeping” o “kinkeeping”, io li chiamo “pois viola”, perché rendono visibile la violenza invisibile sulle donne. Per scoprire di più sulle “Donne a pois”, trovate il libro qui.
Fatevi una vita